Antonio Giolitti
(Roma, 1915)
Militante comunista negli anni quaranta, partecipa alla Resistenza
nel Piemonte. Deputato all’Assemblea costituente e alla Camera
nelle prime due legislature. Nel 1957 lascia il Partito comunista e
aderisce al Partito socialista di cui è deputato fino al 1985.
Ministro del Bilancio nel primo governo Moro (1963). Nel 1987 è senatore
della Sinistra indipendente. È stato
presidente della Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco
Esattamente dieci anni fa veniva organizzata
a Milano una mostra per ricordare la figura e l'opera di Lelio Basso
intitolata Ripensare il socialismo: la ricerca
di Lelio Basso. I termini
allora utilizzati, "ripensare” e "ricerca",
mi sembrano le parole chiave per comprenderne il pensiero e l'azione,
quel suo non acquietarsi nell'ortodossia e meno che mai nel dogma, come
sta dimostrando anche questo convegno articolato intorno alle vaste e
profonde aree politiche e culturali che egli andò esplorando e
scavando.
Ho ricordato la mostra di dieci anni fa, ma ancora dieci anni prima venne
pubblicato un volume che faceva seguito a un convegno organizzato dall'Istituto
per la storia della Resistenza in provincia di Alessandria, al quale
mi trovai a partecipare come parlamentare socialista eletto in quella
circoscrizione, intitolato Lelio Basso nella
storia del socialismo, dove
Guido Quazza, nella prefazione, metteva in evidenza: “il gusto
profondo di Basso per l'analisi dottrinale e il discorso di sistema”.
In questo mio intervento mi limito a indicare soltanto alcune delle fonti
cui ho attinto per ravvivare il ricordo del pensiero e dell'azione di
Lelio Basso […]
Mi è capitato in sorte di concludere la mia vita attiva nella
politica e nella cultura della sinistra proprio con la presidenza della
Fondazione Basso - Issoco, poco meno di dieci anni fa; ma il mio impegno
politico e culturale, dopo l'esplorazione e gli esordi degli ultimi anni
trenta e dei primi anni quaranta, aveva già trovato molti stimoli,
sin dai mesi successivi alla liberazione, nell'attività di partito
e nell'Assemblea costituente, nel pensiero di Lelio Basso. Un pensiero
particolarmente attraente per chi come me associava all'impegno politico
nel Partito comunista italiano l'assillo di una ricerca critica nella
più vasta area culturale della sinistra. Basso volle intitolare
la sua rivista "Problemi" e non “certezze” del
socialismo e il suo articolo apparso nel primo numero del gennaio 1958
affrontava il problema più arduo e complesso: quello del rapporto
tra Marxismo e democrazia. Proprio per questa sua irrequietezza e questa
sua continua ricerca, Lelio Basso non era in odore di santità in
una sinistra dove il maggior partito tendeva a professare e a proclamare
certezze.
Storia di Lelio Basso reprobo intitolò con ironia De Martino un
suo scritto sulla rivista “Belfagor”, nel luglio del 1980,
in cui trattava la vicenda che si svolse tra il Congresso di Firenze
del 1949 e quello di Bologna del 1951 e che si concluse con il consolidamento
della maggioranza di sinistra, capeggiata da Nenni e Morandi, e con l'esclusione
di Lelio Basso accusato di frazionismo e di attività nociva all'unità del
Partito. Il dissenso di Basso si trova esplicitamente e chiaramente motivato
in una sua lettera a Nenni precedente il Congresso di Firenze del 1955
e pubblicata nel 1962 da Giovanni Bosio nel suo Giornale
di un organizzatore di cultura. I motivi più rilevanti di tale dissenso consistevano
nella rivendicazione di una “linea di sinistra più coerente
di quella di altri giunti in ritardo a convinzioni leniniste - il riferimento è probabilmente
a Rodolfo Morandi - nella conferma del proposito di battersi per il superamento
dei partiti esistenti e la creazione di un solo partito della classe
operaia, nella esigenza di un rafforzamento strutturale del Partito socialista
per porlo in grado di promuovere tale processo nella critica di una concezione
del partito come subordinato alla guida comunista”.
Due anni prima dell’esordio della sua rivista, nel memorabile anno
1956, Lelio Basso pubblicò su “Mondo Operaio” del
mese di luglio un articolo che ben ricordo per la sua profondità e
ampiezza di analisi; proprio in un momento in cui simili contributi,
per altro assai rari, andavamo ansiosamente cercando. Si intitolava L'esperienza
sovietica e la dittatura del proletariato ed era ospitato nella rubrica "Problemi
del socialismo". Si trattava di un contributo di analisi critica
rigorosamente marxista con sostanziosi riferimenti luxemburghiani.
All'indomani del 25 luglio 1943, in un momento di morte e di resurrezione
nella storia d'Italia di questo secolo, Basso sollecitò e quasi
invocò, in un articolo intitolato La
ricostruzione del Partito Socialista Italiano: “la ricerca di un partito impregnato di spirito
nuovo, non legato a strategie e a formule superate (...). Tra le formule
e le strategie superate consideravamo anche quelle di cui erano state
espressione l'Internazionale socialista e l'Internazionale comunista
ormai sciolte entrambe e la cui resurrezione ci appariva suscettibile
di cristallizzare il movimento operaio su posizioni e lacerazioni che
nella nostra coscienza erano superate”.
Notevole, per rigore marxista e consapevolezza della dimensione internazionale
dei problemi della trasformazione economica e sociale, anche la relazione
di cinquantacinque pagine letta al convegno Tendenze
del capitalismo europeo, organizzato a Roma dall'Istituto Gramsci
nel giugno del 1965, e poi pubblicata in volume da Laterza nel 1969 col
titolo Neocapitalismo
e sinistra europea.. Fortemente influenzato dalla sua ostilità nei
confronti del centro-sinistra italiano e, naturalmente, nei confronti
delle sempre esecrate e vilipese socialdemocrazie, resta tuttavia ancora
oggi un valido contributo di analisi e di critica stimolante e illuminante,
paradossalmente proprio per la sua inattualità. Nonostante infatti
quell'errore di giudizio storico e politico nei confronti delle socialdemocrazie,
Lelio Basso seppe cogliere con lungimirante chiaroveggenza il significato
e la portata della nuova dimensione europea […] e del nuovo ambito
geopolitico della nozione marxista di proletariato, una nozione resa
obsolescente per effetto delle politiche economiche e sociali delle socialdemocrazie,
nell'ambito dei paesi economicamente sviluppati. Basso seppe restituire
un significato “diagnostico” e “terapeutico” a
quella nozione di proletariato collocandola in una dimensione mondiale,
guardando cioè alle vaste aree continentali del sottosviluppo,
della emarginazione, della miseria. E ancora una volta seppe e volle
unire pensiero e azione, cultura e politica, promuovendo la Fondazione
internazionale e la Lega Internazionale per il diritto e la liberazione
dei popoli […].
[Tratto da Fondazione Internazionale Lelio Basso – Fondazione
Lelio e Lisli Basso-Issoco – Lega internazionale per i diritti
e la liberazione dei popoli, Lelio Basso e
le culture dei diritti, Atti
del Convegno internazionale, Roma, 10-12 dicembre 1998, Roma, Carocci,
2000]
|