La guerra
fredda ( 1949-1956 )
La sconfitta del Fronte popolare
alle elezioni dell'aprile 1948 apre
la stagione centrista di egemonia democristiana e spinge
le forze di sinistra a chiudersi su posizioni settarie.
Non meno di quello comunista, anche il Partito
socialista è in
questi anni dominato da una concezione dell'organizzazione
e della politica di chiara impronta stalinista. Nel
contesto nazionale, infatti, la guerra fredda non si
riflette soltanto nello scontro tra sinistra e destra,
ma attraversa i comportamenti interni agli stessi partiti.
Le posizioni di Basso – di
netta condanna dello stalinismo ma
ancora di fiducia nelle possibilità di evoluzione
dell'Urss – non sono “assimilabili” a quelle del gruppo
dirigente, che lo considera una presenza scomoda. Si giunge
così,
in pieno stile staliniano, alla strisciante accusa di “deviazionismo”,
la stessa accusa che nei regimi comunisti conduce alla
morte molte personalità politiche. In Italia e
per Basso, si traduce nell'isolamento personale
e politico.
Nel 1950 viene
sospesa la rivista Quarto Stato,
nel 1951 viene
escluso dalla direzione e, nel 1953,
dal Comitato centrale. Nel 1953 è comunque
confermato deputato alle elezioni politiche.
Basso si
concentra così nel lavoro intellettuale: è del 1949 l'avvio
di una duratura collaborazione alla rivista francese Cahiers
Internationaux ; e in un'intensa attività,
come avvocato e come parlamentare, in difesa dei diritti
e della libertà dei cittadini. Sono anni di restaurazione
e di dura repressione poliziesca; Basso assume, in processi
che alimentano il dibattito politico, la difesa dei partigiani,
degli operai, dei contadini, contro l'azione, spesso antidemocratica,
degli apparati dello Stato.
Il periodo più buio
dei rapporti con la direzione socialista si avvia a conclusione
nel 1955, quando
rientra nel Comitato centrale, e si soprattutto
nel 1956,
dopo il XX congresso del Partito comunista
sovietico e la condanna dello stalinismo.
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