ESPEDIENTI O SOLUZIONI?
Si sono
tenute in questi giorni a Milano e altrove numerose riunioni per affrontare il
problema della disoccupazione che minaccia di diventare gravissimo. La scadenza
del 30 settembre si avvicina e urge provvedere.
Tuttavia
- è doveroso riconoscerlo - le proposte che vengono fuori sono piuttosto
espedienti che soluzioni. Sì, lo sappiamo, manca il carbone, mancano le materie
prime, mancano i mezzi di trasporto. E poi c’è la congiuntura internazionale,
l’incertezza che pesa sulle condizioni della prossima pace, le difficoltà
finanziarie e mille altri buoni motivi perché di soluzioni vere e proprie non
si possa parlare.
Nondimeno
chiunque abbia assistito a qualcuna di queste riunioni non può non esserne
uscito con un senso di sconforto: il governo è assente, anche se è
materialmente presente nella sala con due o tre sottosegretari che hanno però
l’aria di essere lì quasi a titolo personale, spinti dalla loro buona volontà e
più preoccupati di raccogliere delle proposte che di dare delle disposizioni.
Il
governo è impotente un po’ in tutti i campi della vita nazionale.Alla distanza
di oltre quattro mesi dalla liberazione totale del paese, dopo circa due mesi e
mezzo di vita, il governo non ha ancora pronunciato una parola ferma, non ha
ancora dato una direttiva precisa, non ha fatto sentire il peso di una volontà
sicura. Si vivacchia a base appunto di espedienti.
La barca fa acqua da tutte le
parti: l’epurazione non cammina, la burocrazia non si rinnova, il paese è
sempre più stanco, i ricchi son sempre più ricchi, i
poveri son sempre più poveri. Miseria o borsa nera,
quando non addirittura miseria o delinquenza, è ancora oggi la grande
alternativa per troppi italiani.
Si
dovrebbe produrre di più e invece il paese si trova davanti lo spettro dei
licenziamenti, della disoccupazione, della fame. Il popolo mormora e fascisti e
reazionari sono gongolanti. Essi fanno oggi un’intensa propaganda fra i reduci;
domani la faranno fra i disoccupati. Lo scetticismo fa progressi ogni giorno.
Il problema è grave e non si può
dilazionare. E neppure si può affrontare con delle mezze misure o con dei
rimedi “tecnici”.
È
problema politico per eccellenza.
È una
direttiva generale quella che il paese attende, è un piano di assieme quello di
cui si sente la mancanza, è una parola d’ordine politica quella che potrebbe
determinare lo choc psicologico
capace di far superare alle masse il punto morto della situazione.
Si vuol sapere dove si va,
perché e per chi si lavora e si patisce ancora. Sta bene un altro inverno di
miseria, di freddo e di fame, ma poi? Che cosa ci attende?.
Ancora
la vecchia società borghese più marcia di prima, ancora il vecchio mondo
capitalistico più reazionario di prima, ancora la vecchia burocrazia, il
vecchio stato, tutto il vecchio mondo più fascista di prima?
Questo si chiede il paese,
questo si chiedono le masse che hanno lottato e sofferto per venti mesi, che
hanno sopportato i più generosi sacrifici di sangue proprio perché il loro
paese fosse finalmente libero, proprio perché il sudore loro e dei loro figli
non servisse più ad impinguare una classe dirigente che aveva fatto così
clamoroso fallimento.
Ed oscuramente il paese sente,
sentono le masse, che, attraverso gli espedienti “tecnici”, attraverso i
rattoppi, i rimedi, le riparazioni, è proprio il vecchio edificio capitalistico
che si vuol ricostruire, il vecchio mondo del privilegio e della dittatura che
si vuole restaurare quasi di contrabbando.
Il nuovo
piano d’assieme per la costruzione di un mondo più moderno di libertà e di
democrazia, la direttiva generale che apra delle strade nuove, la parola
d’ordine politica che ridia speranza alle masse ansiose, noi l’attendiamo
invano di settimana in settimana, di mese in mese.
Questo governo non può darci
nulla di tutto ciò. Prigioniero ormai della formula paritetica di sei partiti
eterogenei, è necessariamente un governo di transizione. Solo la Costituente,
interprete fedele della volontà democratica del popolo, potrà darci l’indirizzo
che la immensa maggioranza del paese attende, potrà salvarci dal baratro verso
cui ogni giorno precipitiamo.
Ma appunto per questo la
Costituente è una necessità sempre più urgente. Solo i fascisti e i reazionari
hanno interesse ad accrescere la stanchezza del paese e il senso di delusione
delle masse, e possono guadagnare da un ritardo nelle elezioni.
I lavoratori no. I
lavoratori di ogni partito e di ogni confessione, i lavoratori che vogliono
lavorare sul serio, per il domani, e vogliono sapere perché e per chi lavorano,
sono tutti concordi nel chiedere che il paese abbia finalmente una direttiva,
un piano, una guida. Sono tutti concordi nel chiedere che il governo di
transizione si rassegni ad essere veramente di transizione e non voglia, per
prolungare la propria vita, affrettare l’agonia del paese.
Costituente,
amici del Governo. e al più presto.
LELIO BASSO