Lelio Basso
A chi è
servito il centro-sinistra?
D: Centro-sinistra sì,
centro-sinistra no: sulle piazze questo è il tema dominante della campagna
elettorale. Lelio Basso, tu che hai vissuto da vicino il dramma della scissione
socialista - una delle conseguenze più gravi di questa formula - vuoi spiegarci
a chi è servita?
R: Cominciamo a vedere come è nato il centro-sinistra. Secondo me, era necessario alla
Dc per due motivi: uno, puramente aritmetico, derivante dalla mancanza di una maggioranza stabile in Parlamento e uno,
di fondo, che consiste nella
necessità per il capitalismo moderno di contare su un partito operaio nella
maggioranza di governo, possibilmente al suo servizio. Per il nuovo padronato,
per il neocapitalismo, è necessario stabilire rapporti istituzionali con il
movimento operaio, con i sindacati, per fare passare la politica dei redditi,
ad esempio, e per una serie di altri motivi. Mentre per il vecchio capitalismo
il lavoratore era sempre un nemico, per il nuovo non è più così: il lavoratore
è rispettato in fabbrica e rappresenta un potenziale consumatore per i consumi
di massa. A condizione però che accetti il sistema: per questo è necessario servirsi di un partito della classe
operaia. Ecco, su questa esigenza di carattere generale, che ha portato al
governo le socialdemocrazie in molti paesi d’Europa, all’inizio della quarta
legislatura si è innestata una esigenza di carattere numerico che ha indotto la
Dc ad “aprire” ai socialisti. Di conseguenza, il centro-sinistra non era altro,
per la Democrazia Cristiana, che un mezzo per assorbire il Psi in questa
maggioranza (naturalmente in posizione subalterna) permettendole di continuare
una politica conservatrice, una politica che le poche riforme che ha fatto, le
ha fatte soltanto a fini di conservazione.
D: Questo per la Democrazia
Cristiana. Ma secondo te, che eri ancora nel Psi quando si delineava
l’esperimento, cosa speravano i socialisti dal centro-sinistra?
R:
A prescindere dal nostro scetticismo (che si rivelò fondato) c’erano allora due
posizioni favorevoli al centro-sinistra e che possiamo grosso modo identificare
in Nenni e Lombardi. Per Nenni contava solo il fatto di andare al governo, pur
sapendo benissimo di andarci in forma subalterna, pur rendendosi conto che
questo governo non avrebbe fatto niente d’importante. Non si faceva illusioni,
insomma, ma al governo voleva andarci egualmente per due motivi: da una parte
perché attribuiva alla stanza dei bottoni un potere maggiore di quanto in
realtà ne abbia, perché credeva di contare di più; dall’altra per conferire al
Psi quella patente di rispettabilità verso la piccola e media borghesia che
l’avrebbe presentato di fronte all’opinione pubblica come uno dei possibili
partiti di governo: diciamo che lo considerava come il superamento di un esame
di maturità. Quello di cui Nenni invece non si rendeva conto era il fatto che
un partito non può conservare una personalità immutata attraverso vari
mutamenti di politica, e che una politica come quella che si apprestava a fare
avrebbe comportato l’uscita dal partito di certi compagni e l’ingresso di
altri, più omogenei a questa nuova politica.
Per cui, anche ammesso
che attraverso un’esperienza del genere il partito socialista riesca a
diventare un partito maggioritario - e a governare (io ad un’eventualità simile
non ci credo per niente), al governo del paese ci sarebbe un partito che di
socialista ha conservato solo il nome, l’etichetta, ma, di fatto, è già un
partito borghese. L’errore di Lombardi, invece, è stato quello di avere creduto
veramente nel centro-sinistra, nella possibilità che da questa collaborazione
con la Dc venissero fuori grandi riforme.
D: Prescindendo ora dalle singole
forze politiche, qual è il quadro di insieme che il centro-sinistra si lascia
alle spalle dopo cinque anni di governo?
R: Una situazione sostanzialmente immutata rispetto
ai precedenti governi centristi: non mi pare proprio che ci siano stati
spostamenti di un qualche rilievo. In definitiva si sono sostituiti i
socialisti ai liberali ma la situazione è rimasta la stessa.
L’unico
risultato veramente importante del centro-sinistra è stata la cattura del Psi:
io non guardo alle cose che doveva fare e non ha fatto, ai programmi non
realizzati, tanto non ci ho mai creduto. Ma questo aspetto, la cattura cioè del
partito socialista e la conseguente scissione nelle forze della classe
lavoratrice è importante anche perché ha diminuito l’ampiezza dell’opposizione.
Ora io vorrei dire a Nenni: se tu vai al governo in una situazione come questa,
in cui la Dc fa quello che vuole, non ottieni proprio nulla; ma una forte
opposizione, invece, può ottenere qualcosa. Se la Dc vedesse ogni cinque anni
le sue posizioni indebolirsi, se fosse schiacciata, tallonata da una
opposizione forte, che avanza anche numericamente perché riesce a creare una
tensione nel paese, probabilmente farebbe di più. Così invece, l’opposizione è
indebolita dalla sterilizzazione del partito socialista.
E
vorrei sottolineare un altro aspetto negativo di questi cinque anni di
centro-sinistra: il trasformismo del Psi, il fatto che un partito con grandi
tradizioni di lotta alle spalle sia andato al governo per lasciare le cose più
o meno com’erano, ha contribuito a far crollare la fiducia dell’opinione
pubblica nei partiti. Proprio così: oggi la gente tende a non distinguere più
fra partiti di governo e partiti di opposizione, attacca il sistema dei partiti
dicendo che sono tutti eguali, proprio perché ha l’esempio fisico del Psi,
questo partito che dopo aver detto per molti anni, quand’era all’opposizione,
certe cose, è andato al governo e le ha dimenticate.